400 POSTI DI LAVORO A RISCHIO
L’ASSORDANTE SILENZIO DELLA REGIONE
COMUNICATO STAMPA
Le RdB-USB intervengono in merito alla vicenda riguardante la posizione lavorativa e contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici precarie in servizio presso i CSL e i CESIL delle province e dei comuni sardi, impiegati attraverso le misure 3.1 e 3.4 del POR 2000-2006. Da molti anni quasi 400 operatori – assunti con contratti a tempo determinato o co.co.co. e solo dopo regolari selezioni di evidenza pubblica – si trovano a lavorare di proroga in proroga, con l’ultima scadenza prevista per il 31/12/2010. Il timore è che questa lenta e lunga attesa, costellata di promesse di stabilizzazione e rassicurazioni di ogni genere, possa risolversi nella risoluzione del contratto di lavoro. Sia per la mancanza di reali proposte concrete poste in essere nei tavoli di confronto ad oggi intercorsi tra RAS (Regione Autonama Sardegna) e sindacati confederali; sia per l’unica “proposta” concreta in materia di politiche attive del lavoro messa in campo da RAS e sindacati confederali con l’”Accordo Quadro Giunta Regionale Sardegna - Cgil Cisl Uil” sui temi dello sviluppo e del lavoro, firmato il 4 Giugno 2010 a Cagliari. Questo, infatti, sancisce nero su bianco l’impegno alla “creazione di un’Agenzia in house per il reimpiego, l’autoimpiego e lo scouting valorizzando in primo luogo le professionalità provenienti dall’acquisizione e superamento di INSAR, Sviluppo Italia Sardegna e, eventualmente, il BIC Sardegna” spostando l’assunzione dei lavoratori alla società in house – di cui è socio unico l’ente locale – e impedendo di fatto nel corso del tempo la pretesa di stabilizzazione del lavoro precario. Se a questo si somma la sempre più invasiva presenza delle agenzie interinali presso gli enti pubblici, si evidenzia, ulteriormente confermata, la tendenza che negli ultimi anni segna certe scelte politiche sul ruolo e l’uso della P.A.. Quella, cioè, che vuole affermata una forma più avanzata e sottile di “esternalizzazione” dei servizi pubblici, la quale attraverso cosiddette società in house (a capitale pubblico) prevede l’impiego di risorse umane provenienti dal privato (alla faccia della normativa sull’obbligo dei concorsi per poter lavorare nelle P.A.) che vanno prima a sommarsi, poi eventualmente e paradossalmente anche a scalzare chi legittimamente occupa da anni un posto conquistato secondo i più trasparenti requisiti di legge.
Infatti, sebbene la legge regionale 20/2005 impone il mantenimento del Sistema dei Servizi per l’Impiego, è vero anche che la stessa non fa riferimento alle persone fisiche che questi servizi attualmente svolgono, bensì al profilo da essi ricoperto.
Non possiamo ignorare, allora, che l’accordo del 4 giugno prevede una tipologia di figure professionali potenzialmente in grado di occupare anche i profili propri delle funzioni dei lavoratori già impiegati presso CSL e CESIL. Superfluo, poi, sottolineare che dette figure professionali sono già state già individuate tra una serie di persone non soggette a selezione e/o concorso pubblico, ma assunte sulla base del più elastico arbitrio personalistico all’interno delle strutture indicate nel famigerato “Accordo Quadro” di cui sopra (ovvero, INSAR, BIC e Sviluppo Italia Sardegna).
Sorge spontanea la domanda: perché investire cifre considerevoli su un progetto ex-novo, quando basta farlo sull’esistente? Oltretutto, con costi meno onerosi per la collettività?
Francamente, non capiamo quale sia il senso di questa manovra. Soprattutto, il motivo per cui non venga presa in considerazione l’attività svolta dai lavoratori 3.1 e 3.4 tra la fase di avvio e il consolidamento attuale dei servizi erogati (documentati dal costante monitoraggio del servizio offerto) e la ragione per cui nessun valore/merito sia attribuito al fatto che il reclutamento dei collaboratori in servizio sia avvenuto con procedure selettive ad hoc, assimilabili, per altro, a forme concorsuali previste dalla normativa in materia di pubblico impiego.
Per questo motivo le RdB-USB si mobilitano, da una parte, contro ogni ipotesi di creazione di qualsivoglia Agenzia in house, in quanto questa si presta ad essere una vera e propria cinghia di trasmissione di clientelismo e sperpero di capitali pubblici. Dall’altra, per la stabilizzazione dei lavoratori precari di CSL e CESIL, in quanto espressione reale e concreta di un servizio erogato attraverso l’impiego di professionalità specifiche reclutate appositamente con procedure di evidenza pubblica.
A tal proposito, la nostra O.S. ha chiesto di partecipare al tavolo di confronto attivato dalla RAS, programmando anche una serie di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sul caso in questione e sui temi del precariato in generale.
Coordinamento lavoratori precari delle RdB-USB Sardegna